
Cosa significa, per un giovane neo diplomato o neo laureato, trovare lavoro? Quali sono le reali motivazioni aldilà della superficiale visione di “indipendenza economica”. Quella che segue è un’analisi del significato vero del lavoro per un giovane che si affaccia alle responsabilità della vita. Il tema, allora, è: come la formazione può agevolare tutto ciò e quali modelli innovativi possono e devono essere proposti per invertire la tendenza della inoccupazione giovanile.
La filosofia.
Ho terminato il mio ciclo di studi (superiori o universitari). Mi attende la sfida più importante: la ricerca di un lavoro.
Voglio trovare un’azienda che mi assuma e che sappia valorizzarmi. Non voglio pesare più sui miei genitori che già tanti sacrifici hanno fatto. Voglio potermi permettere una casa, una macchina, un viaggio. E cominciare a pensare a metter su una mia famiglia.
Voglio poter essere indipendente! Ma trovare lavoro è difficilissimo!
Come faccio? Comincio a far girare il mio cv come una scheggia impazzita? Oppure?
Se ti riconosci in questa situazione, continua a leggere! Altrimenti, abbandona…
Il paradosso.
Bene, eccoti qui!
Pensa, mentre tu ti poni il problema di come trovare un lavoro, moltissime aziende si stanno scontrando con il problema inverso:
abbiamo bisogno di assumere la persona giusta. Ma trovare la persona giusta è difficilissimo!
Quindi, una persona ha difficoltà a trovare lavoro e un’azienda ha difficoltà a trovare chi assumere?
Esatto! E’ così!
Questo paradosso trova radicamento su un’idea che ormai è ampiamente compresa e sperimentata:
al centro di un’organizzazione, di qualsiasi tipo e dimensione, c’è un unico elemento perno intorno al quale gira tutto il resto: le persone.
Senza le persone giuste, il capitale umano, anche le altre forme di capitale non riescono a garantire risultati apprezzabili.
Anche in uno scenario futuro, ma di un futuro molto a breve, le più performanti e sfidanti forme di tecnologia (si pensi all’intelligenza artificiale) non garantiranno alcun risultato apprezzabile se non inserite in un contesto di persone capaci.
Le aspettative dell’azienda.
L’azienda che assume un giovane al primo impego (e per qualunque tipo di lavoro) non si aspetta competenze specifiche elevate (e non potrebbe essere altrimenti). Si aspetta, generalmente, una serie di caratteristiche che non puoi non avere:
–le conoscenze frutto del percorso di studi effettuato;
–la predisposizione a imparare;
–una esperienza di stage in azienda
L’azienda, inoltre, teme principalmente, rispetto all’inserimento di un giovane candidato, che:
–non abbia la minima cognizione di causa di come ci si comporti in azienda;
–non abbia capacità di analisi e problem solving, a livello di atteggiamento mentale;
–debba affrontare un percorso di formazione di livello basic che le sottrae energie, conscia del fatto che il candidato
non abbia la benché minima idea di cosa significhi «lavorare».
La proposta.
Per consentire che un’azienda ti scelga e ti introduca nella propria organizzazione abbiamo organizzato una proposta che si basa su quanto segue:
-raccogliamo su tutto il territorio nazionale le esigenze di assunzione di giovani da parte delle aziende, stilando la job profile del candidato che si aspettano di inserire- descrizione di «cosa devi saper fare e che attitudini devi avere»;
-predisponiamo un test di valutazione delle tue competenze e attitudini – descrizione di «cosa sai fare e che attitudini possiedi», stilando le skill che possiedi;
-definiamo la «gap analysis» che evidenzia la «distanza» tra «cosa devi saper fare e che attitudini devi avere» e «cosa sai fare e che attitudini possiedi»;
-la gap analysis ci consente di definire il percorso formativo idoneo per portarti al livello di gradimento dell’azienda.
Potrai affrontare il colloquio con l’azienda con la certezza di corrispondere in maniera sensibilmente maggiore, ed apprezzata, con quelle che sono le aspettative aziendali.
Le competenze.
La crescita di un’azienda (che sia quella dove si lavora o si vorrebbe lavorare o che sia la propria)
è possibile solo grazie alle capacità delle persone che vi operano. A tutti i livelli. Questo set di
capacità è rappresentato dalle proprie competenze. Che non sono innate. E non vanno confuse con il talento.
Le competenze si apprendono. Questa è la prima competenza: volere imparare.
Imparare una cosa nuova che non si sa fare. Imparare a migliorare ciò che, invece, si sa già fare per farlo sempre
meglio.
Il talento di ognuno servirà a proiettarci nella condizione di esaltare le competenze acquisite al fine della loro
più alta e performante applicazione.
La formazione.
Le competenze si apprendono, si imparano. Attraverso il processo di formazione, intesa come strumento
in grado di portarci da cosa sappiamo fare a cosa dobbiamo saper fare. Per partecipare al meglio alla
realizzazione dei prodotti e dei servizi che l’azienda dove lavoriamo propone ai propri clienti. O per realizzare
al meglio i prodotti e i servizi per i nostri clienti se siamo imprenditori.
E non importa il livello al quale operiamo. Nel front end piuttosto che a livello strategico. A qualunque di questi
livelli sono richieste sempre e comunque le migliori competenze. In un processo di apprendimento
continuo che è alla base del successo di qualsiasi iniziativa.
La formazione è l’insostituibile asset strategico, indispensabile per chiunque.
Fare formazione.
La formazione è lo strumento che ci consente di realizzare «il sogno» di una vita lavorativa stabile
e correttamente remunerata. Il suo ruolo fondamentale è ormai parte integrante del dna delle aziende di
qualunque dimensione e di qualsiasi settore. Il tema si è quindi spostato dalla domanda
«perché fare formazione» alle domande «quale formazione fare» e «come fare formazione».
La risposta alla domanda «quale formazione fare» è drammaticamente evidente: quella che serve!
L’attenzione si sposta perciò sulla capacità di analizzare le necessità di formazione sia in base alle necessità attuali
che in base alle necessità future. Futuro che, vista la velocità di evoluzione dei mercati e dei processi per fornire
risposte adeguate, è sempre più vicino al concetto di presente.
Il modello.
Mettiamo in contatto le persone con le aziende, colmando il gap tra bisogno delle aziende di
trovare persone e bisogno delle persone di trovare aziende. Raccogliendo puntualmente, su tutto il
territorio nazionale, le necessità di assunzione delle aziende (vacancy), puntando sul network
dei soggetti che intermediano la domanda di lavoro (agenzie del lavoro private e pubbliche, fondi
Interprofessionali, etc…).
Ad ogni assunzione corrisponde un job profile che, opportunamente mappato, ci dà l’evidenza di
«cosa il candidato deve saper fare».
Al tempo stesso raccogliamo e analizziamo, attraverso il nostro sistema di skill management, le competenze
possedute dal candidato («cosa il candidato sa fare). La differenza tra le competenze possedute (skill del
candidato) e quelle necessarie (job profile) ci fornisce il piano della formazione necessaria (gap analysis).
Attraverso l’erogazione di questo piano rendiamo il candidato più vicino alle esigenze dell’azienda che
ha la necessità di assumerlo.
Crescere professionalmente significa vivere serenamente.
In tempi di crisi economica il lavoro rappresenta la ricchezza fondamentale di ogni persona, sia per
garantirsi una vita indipendente che per garantire benessere e stabilità alla propria famiglia.
Questa serenità è, a sua volta, la base essenziale per poter traguardare il proprio successo, commisurato alle
legittime aspirazioni ed ambizioni di ognuno di noi.
Sia che si intenda lavorare per vivere, sia che si intenda vivere per lavorare. La base è sempre la stessa: la serenità.
Questa serenità è data da una posizione lavorativa stabile e correttamente retribuita. In un percorso lavorativo alle dipendenze di un’azienda o in un percorso lavorativo imprenditoriale.
Sabrina Bocchino