
Sembra il titolo di un film americano. Invece, purtroppo, non è un film ma una triste realtà con cui non si riescono a fare i conti. Stiamo parlando del fenomeno delle aziende che non trovano lavoratori e dei lavoratori che non trovano lavoro, ovvero: il grande paradosso.
Ora, senza semplificare e banalizzare un tema invero estremamente complesso, non possiamo non fare una riflessione: possibile che nonostante le risorse (di tutti i tipi) messe in campo sul tema dei Centri per l’Impiego non si riesca ad apportare significativi miglioramenti a una situazione sempre, più o meno, ferma ai blocchi di partenza? Si fa riferimento ai Centri per l’Impiego perché sono le strutture naturalmente, normativamente, tecnicamente e politicamente preposte ad intervenire sul tema del mismatch; cioè del disallineamento tra le competenze necessarie per ricoprire posizioni aperte nelle aziende (vacancies) e le competenze possedute dai candidati che quelle posizioni vorrebbero occupare.
E’ chiaro, alla luce dei risultati, che gli approcci e le soluzioni fino a ora proposti non solo non sono sufficienti; ma c’è il tanto per sospettare che siano, se non totalmente, abbondantemente errati. Non adeguati. E non ci si riferisce alla macchina “Centro per l’Impiego” in quanto tale, ma all’intero sistema delle politiche del lavoro che, evidentemente, interviene quando è tardi e si possono solo prendere costosi provvedimenti correttivi. Invece, si dovrebbe intervenire “prima”. Prima cioè che i lavoratori in cerca di occupazione diventino tali e prima che la necessità di assumerli si manifesti nella logica delle urgenze.
Sul primo versante, quello dei lavoratori in cerca di occupazione, ci si riferisce al fatto che prima di tale status ne hanno certamente un altro che è quello di “studenti”. Intervenire con un meccanismo di orientamento all’interno delle scuole basato sui dati (puntualmente rilevati dai “sensori” presenti sul mercato del lavoro e brillantemente esposti nelle varie pubblicazioni che è possibile reperire sui siti istituzionali) e basato sulla loro presentazione da parte di persone che del mercato del lavoro abbiano una pragmatica visione ed esperienza. Quei ragazzi che non hanno modo i confrontarsi in famiglia sul tema del “cosa fare da grandi” non possono far altro che trovare a scuola quelle informazioni, essenziali per metterli in condizione di analizzare i possibili scenari che si troveranno di fronte in un futuro lavorativo che poi così futuro non è. Anzi. Scoprirebbero che, al netto delle più che legittime aspirazioni ed ambizioni, potrebbe essere estremamente utile sapere che lo scenario del mercato del lavoro relativo alla professione ambita potrebbe rivelare la amara sorpresa della saturazione e, perché no, scoprirebbero che esistono altre possibili professioni foriere di maggiori opportunità di inserimento nel ma a cui, banalmente, non avevano avuto modo di pensare semplicemente per mancanza di conoscenza.
Sul secondo versante, quello delle aziende in cerca di lavoratori, sarebbe opportuno supportare le imprese con delle iniziative tese a rappresentare l’esigenza che le assunzioni vanno programmate. Velocemente, in assoluta sinergia con le esigenze mutevoli date dall’andamento del business. Ma non possono essere attivate solo a valle della manifesta esigenza di inserire persone all’interno dell’organizzazione. E qui entriamo nel campo della cultura manageriale che, al netto delle eccezioni, è direttamente proporzionale alle dimensioni dell’impresa. E pensando al numero di micro e piccole imprese che costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano è facile immaginare che questo livello è basso…
Ma torniamo al tema del mismatch delle competenze: orientamento dei futuri lavoratori, cioè degli studenti e cultura manageriale più diffusa nelle micro e piccole imprese sarebbe certamente un valido aiuto per prevenire piuttosto che curare. Per fare cioè in modo che potenziali lavoratori e aziende vengano raccordati nel percorso che porti a ridurre considerevolmente il fenomeno del mismatch.
Di seguito i dati di sintesi tratti dall’art.lo di Diana Cavalcoli pubblicato su “L’Economia” (Corriere della Sera) il 1 febbraio 2022. Per una analisi più approfondita dei dati si rimanda al Report “Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine – 2022/2026”
Sabrina Bocchino